Perché ci siamo interessati all’omocisteina?

In verità, la comunità scientifica non è da molti anni che si interessa dell’omocisteina. Ed è un interesse pressoché crescente, sfociato nell’editoriale di Malinow sul American Journal of Clinical Nutrition del 2001, a commento dello studio di Vollset, dal titolo significativo le concentrazioni plasmatiche di omocisteina totale predicono il rischio di mortalità.

Si è passati dall’omocisteina come semplice curiosità biochimica (DuVigneaud 1952) ad una vera e propria esplosione di ricerche sulle implicazioni dell’omocisteina.

 

Qui potete vedere la media annuale dei lavori censiti da Medline sull’omocisteina dal 1976 al 2002, anno in cui abbiamo condotto la nostra ricerca.

 Qui abbiamo la media annuale raggruppata per periodi pluriennali.

Ancora, numero di lavori per tipologia.

 

Chiariamo che cos’è l’omocisteina:

·         è un aminoacido solforato, non proteico (cioè non entra nella composizione delle proteine) tossico per tutte le cellule,

·         espressione di una alterazione del metabolismo della metionina.

 

 

La sua presenza può derivare da carenze vitaminiche e/o enzimatiche

 

 

L’omocisteina è un predittore di rischio per tutte le cause di morte ed è un fattore specifico di rischio per malattie:

·         cardiovascolari

·         ictus

·         trombosi venosa

·         malattie renali

·         malattia di Alzheimer e per la demenza vascolare

·         per la pre-eclampsia e difetti del tubo neurale.

 

 

L’omocisteina si trova all’intersezione di due vie metaboliche:

·         la prima che riporta l’omocisteina alla metionina

·         la seconda, che trasforma l’omocisteina in cisterna.

 

La metionina è un aminoacido essenziale, che il nostro organismo non riesce a produrre, e quindi deve assumere con gli alimenti. La metionina è presente in molti alimenti sia di origine animale che vegetale:

·         pesche e uva

·         uova

·         latte

·         carne e pesce

·         cereali

·         noci

·         verdure

 

 

L’omocisteina si trova al centro di due vie:

la prima è la transmetilazione, che la riporta a metionina. In questa via intervengono due vitamine: l’acido folico e la cianocobalamina

 

la seconda è la trans-sulfurazione che trasforma l’omocisteina in cistationina e succinil-CoA, con l’intervento della vitamina B6 (speficare).

 

In questa figura sono schematizzate le principali cause di iperomocisteinemia, classificate in congenite ed acquisite

 

Tra le congenite abbiamo le carenze enzimatiche

Tra le acquisite abbiamo quelle riferite a

·         carenze nutrizionali

·         all’uso di farmaci

·         ad alcune malattie endocrine, come l’ipotiroidismo

·         e ad altre patologie (insufficienza renale e psoriasi)

Noi abbiamo centrato la nostra ricerca sulle cause nutrizionali.

 

Abbiamo indagato l’ipotesi che concentrazioni di polveri di frutta e verdura potessero ridurre l’omocisteina.

A tal fine sono state reclutate 30 persone (15 uomini e 15 donne), età 20-56 anni.

I criteri di esclusione erano: gravidanza, allattamento, malattie gastrointestinali, uso di integratori vitaminici e/o minerali, vegetariani, dieta ipocalorica, regolare assunzione di farmaci, profilassi antimalarica nei 4 mesi prima dello studio.

Sulla base di questi criteri, sono stati considerati eleggibili 26 soggetti per la partecipazione allo studio.

I soggetti trattati hanno assunto per 4 settimane due capsule di frutta e 2 capsule di verdure Non è stata richiesta alcuna restrizione alimentare o cambiamento nello stile di vita.

Il prodotto utilizzato nello studio è il Juice Plus+®.

 

Il disegno dello studio è stato di case-cross-over. Un particolare disegno nel quale si incrociano i due gruppi (trattati e controllo) e ciascun soggetto è trattato e controllo di se stesso.

Questa tecnica di studio è particolarmente importante poiché elimina gli errori di selezione del campione quando si paragonano due gruppi distinti.

Sono stati fatti prelievi di sangue ai giorni 0, 14, 27, 56, 69 and 83, per determinare I livelli di omocisteina plasmatica totale.

L’omocisteina è diminuita significativamente nei due gruppi.

 

Se osservate attentamente il comportamento dell’omocisteina plasmatica nel primo gruppo noterete un fatto che per noi era inaspettato: senza la supplementazione di frutta e verdura il livello dell’omocisteina ritorna al livello di partenza.

 

Dal nostro studio emerge come l’assunzione di juice-plus (2+2 cps) per 28 giorni ha ridotto in maniera significativa i livelli di omocisteina plasmatica

 

I limiti del nostro lavoro sono stati il non aver utilizzato il placebo e il periodo dello studio breve. Questi due limiti sono da imputare alla scarsità di risorse monetarie con le quali è stato realizzato. È uno studio indipendente, non finanziato dalla NSA, e finanziato da uno sponsor che si occupa di tutt’altro.

 

Il punto di forza, invece, è nel disegno dello studio, ed in particolare

nell’aver studiato gli stessi soggetti, eliminando in tal modo i bias legati alle differenze presenti nel gruppo dei trattati e in quelli di controllo.

 

Possibili sviluppi futuri della nostra ricerca sono:

 

 

 

Ora entriamo nel vivo delle carenze di micronutrienti, di cui l’omocisteina non è che una delle conseguenze. Nella comunità scientifica c’è stato sempre un gran dibattito se per una determinata malattia pesi più la genetica (la predisposizione ereditaria al rischio) o più lo stile di vita.

Rispondere a questa domanda, per noi è di grande importanza.

Ebbene, nel maggio 2002 Hemminkki del Karolinska Institute pubblica un lavoro frutto di una robusta ricerca su una coorte di oltre 650.000 immigrati.

 

Noi sapevamo dagli studi correlazione epidemiologica che gli immigrati di prima generazione conservano il rischio di cancro per l’organo specifico del paese di provenienza. Mentre, la seconda generazione tenderà ad assumere lo stesso rischio di cancro per sede specifica del paese ospitante. I risultati di questa ricerca sono importanti, perché tendono a focalizzare meglio tali evidenze: in pratica se una persona immigra dopo il 20° anno di vita, questa conserverà il rischio di cancro del paese di origine. Se immigra prima del 20° anno acquisirà il rischio di cancro del paese che la ospiterà.

Il 20° anno di vita è lo spartiacque e lo stile di vita dei primi 20 anni è determinante per la salute. Se questo è vero per il cancro, c’è la ragionevole certezza che sia così anche per altre malattie degenerative.

Vediamo quale potrebbe essere lo schema che sta alla base di questa evidenza scientifica.

Le carenze di micronutrienti dovute ad una alimentazione squilibrata ed insufficiente non si manifestano con quadri di malattia veri e propri. Ma con segni e sintomi di malessere: stress, stanchezza, difficoltà di contrazione, eccetera. Se queste carenze continuano e vi si associano, un’alimentazione sbagliata con eccessi di grassi saturi, stile di vita sedentario (o peggio il fumo di tabacco), una alterazione del patrimonio genetico, e fattori di rischio specifici, come in alcuni rischi lavorativi, può manifestarsi la malattia. Anche qui, la terapia nutrizionale insieme alle altre forme classiche di terapia (medica e chirurgica) può aiutare a dare uno sbocco positivo, se non proprio la guarigione, può condurre verso una migliore vita di relazione.

 

Ma, qualcuno potrebbe chiedersi, da dove nascono le carenze di micronutrienti?

Nascono da una divaricazione tra le esigenze metaboliche e i fabbisogni calorici. Le esigenze metaboliche sono determinate dalla specie ed in qualche modo tendono a non variare. Mentre, i fabbisogni calorici diminuiscono per l’uso sempre più massiccio della tecnologia nella nostra vita.

In pratica siamo una società che si sedentarizza sempre di più e avrà sempre meno bisogno di calorie per poter vivere, ma avrà uguale necessità di mangiare per apportare quei nutrienti che il nostro organismo non riesce a fabbricare.

Negli alimenti non sappiamo esattamente quanti e quali sostanze ci sono. Di una boccata di fumo di sigaretta sappiamo quanti e quali sono le sostanze presenti, in un morso di mela non lo sappiamo. Gli alimenti sono miscele complesse di sostanze.

Quindi quando vediamo questa figura sui macro e i micro-nutrienti è solo per motivi didattici. Per costruire una cornice concettuale.

Ebbene, negli alimenti noi troviamo i macronutrienti: zuccheri, grassi e proteine. Che generalmente pesiamo in grammi e svolgono ruoli importanti nel nostro organismo. E che il nostro organismo per molti versi riesce a produrre. Questi macro-nutrienti danno calorie. I micronutrienti, invece, si pesano in milligrammi ed in microgrammi e sono essenziali, vale a dire che non riusciamo a fabbricarli (eccetto che piccole quantità di alcune vitamine B e della vitamina K). I micro-nutrienti non apportano calorie.

Facciamo il punto sulle carenze da micronutrienti:

Esistono condizioni fisiologiche che aumentano il fabbisogno: anticoncezionali, gravidanza, crescita, sport, sovraffaticamento, alcol, fumo, invecchiamento, uso di farmaci, malattie, ecc.

Le conseguenze delle carenze di micronutrienti possono essere:

Sappiamo anche che apporti di micronutrienti ed alimentari soddisfacenti svolgono un ruolo essenziale per la salute, sia nella prevenzione che nella cura.

Tuttavia, ci sono molti ostacoli che impediscono ad una buona alimentazione di apportare i livelli raccomandati di nutrienti.

È possibile ed auspicabile migliorare l’alimentazione, ma non basta.

Vedete elencati i fattori che intervengono nell’impoverimento di minerali e vitamine negli alimenti.

Interferenze nutrizionali vengono esercitate da parte di alimenti sulla presenza di micronutrienti.

Ancora, il tempo e la temperatura sono due variabili strettamente correlate alla presenza di micronutrienti.

 

Vedete due esempi, il primo relativo alla vitamina C negli spinaci: se conservati a temperatura ambiente, la quantità di vitamina C si riduce del 30% in terza giornata, mentre alla temperatura di refrigerazione e a quella di surgelazione si riduce a 0 °C rispettivamente dopo 7 e dopo 14 giorni.

L’effetto cottura sulla presenza della vitamina B1 (la tiamina pirofosfato, vitamina dell’intelligenza come viene chiamata) è mostrata in quest’altra diapositiva: nella pasta e fagioli viene azzerata, si riduce del 50% sia nel manzo bollito che nella trota al cartoccio. Potete vedere che più i piatti richiedono per la preparazione lunghi tempi e temperature sostenute e più la vitamina si depaupera.

 

Ma per il nostro organismo non possiamo pensare in termini riduzionistici della singola vitamina o del minerale. Innanzitutto perché i micronutrienti interagiscono tra di loro, come potete vedere, seguendo ad esempio principio dell’orchestra.

Così come anche per gli antiossidanti agiscono in sinergia: una vitamina si riduce e l’altra si ossida.

 

Proviamo a riassumere sulle carenze di micronutrienti e sulla necessità dell’integrazione. Abbiamo visto le conseguenze del carenze e sulla integrazione dobbiamo dire che:

·         siamo contrari agli integratori di sintesi “tutto in uno”

·         l’integrazione deve essere continua: non ha senso prendere l’integratore per pochi giorni o alcune settimane;

·         siamo per l’integrazione che apporti la giusta presenza di micronutrienti.

 

Ricapitoliamo

·         L’omocisteina è un importante fattore di rischio alcune malattie ed è il predittore di mortalità generale

·         L’omocisteina è espressione di carenze nutrizionali

·         Gli attuali stili di vita sono alla base di carenze nutrizionali

·         Tutti, ma proprio tutti, abbiamo la necessità di una integrazione multipla e continua per preservare la salute

·         L’omocisteina può essere ridotta con una buona supplementazione

La domanda che potremmo porci è: ma siamo sicuri che riducendo l’omocisteina riduciamo anche il rischio per le malattie ad essa associate?

Ebbene, uno studio condotto da Peterson e Spence e pubblicato sul Lancet

ha trovato una riduzione significativa della placca carotidea dopo 4,4 anni di integrazione con acido folico, vitamina B6 e vitamina B12. quindi una situazione reversibile con una integrazione mirata alla riduzione dell’omocisteina.

Le autorità internazionali raccomandano 5 porzioni di frutta e verdura al giorno per coprire i fabbisogni di micronutrienti. Da una nostra ricerca in corso di pubblicazione abbiamo riscontrato che per i soggetti obesi tali quantità potrebbero essere insufficienti.

Occorre che noi medici, ma non solo, quando affrontiamo questo interessante capitolo delle carenze di micronutrienti adottassimo un altro paradigma che non ci imbrigli nella medicina riduzionistica e che come l’elefante di Deepak Chopra eviti di restare condizionato dal modello dominante